L'Astronave Hope



La Hope era una gran bella nave. Certo, non imponente come le meganavi dei Megadonti di Vokar, o come i famosi Ipertrasporti di Orione (quelli che consegnano in tutta la Galassia entro le 12 del giorno dopo, qualunque sia il vostro concetto di 12 e di giorno dopo). Per un terrestre, però, abituato a capsule spaziose come la vasca da bagno del capitano di una meganave di Vokar, o Shuttle capienti come uno dei diecimila alloggiamenti di carico di un Ipertrasporto di Orione, si può dire che la Hope fosse una grande nave. Bella, inoltre, con la sua linea a mezzaluna slanciata e l’IperSfera, il motore che permetteva di viaggiare più veloce della luce, agganciata all’interno dell’arco della sezione principale tramite campi di forza.

Così inizia la descrizione dell’Astronave Hope, la nave creata nei cantieri Atariani in una base segreta della Resistenza Terrestre, partita nel 2022 per salvare la Terra dall’invasione di alieni brutti e cattivi, ma scomparsa in seguito a un incidente, con il suo variegato equipaggio: il capitano Henry Shepard, ufficiale espertissimo e goloso di Coca Cola sintetica all’aroma di pollo; Ian Volk, geniale ufficiale scientifico; Buzz, il rappresentante sulla Hope degli atariani, una razza di alieni alleati con i terrestri; Aria Marconi, il primo ufficiale, pilota espertissimo.

In un turbinio di incontri improbabili e colpi di scena, il lettore viene guidato dall’autore in un viaggio in un assurdo universo, dove personaggi e avvenimenti si stagliano su uno sfondo di riferimenti ai classici della fantascienza e omaggi all’epopea “autostoppistica” del compianto Douglas Adams, per sollevare interrogativi e dubbi su problemi di oggi, come l’integrazione e la collaborazione tra realtà e popoli apparentemente lontani e diversi, ma uniti verso un unico obiettivo.